Scritto di MADRE TRINIDAD DE LA SANTA MADRE IGLESIA,

del 14 gennaio 1960, intitolato:

“NON TOCCATE I MIEI UNTI,

NON FATE DEL MALE AI MIEI PROFETI!”

Gesù, Sacerdote Eterno, Sacrificio cruento che si offre al Padre per la remissione dei pecca­ti e donazione dello stesso Dio agli uomini… “Tu sei Sacerdote Eterno al modo di Melchisedek”.

Gesù, unico Sacerdote, che per l’unione delle sue due nature, divina ed umana, può essere ponte tra Dio e l’uomo, attraverso il quale le gra­zie si riversano sugli uomini, e per mezzo del quale l’uomo diventa figlio di Dio ed erede della sua gloria…

Gesù, Verbo Incarnato, unica Compiacenza divina, nella quale il Padre si effonde misericordiosamente sull’uomo per il Sacrificio cruento del Calvario…

Gesù, Sacerdote, Vittima e Altare, unica Oblazione accetta al Padre, in te tutte le altre so­no ricevute, poiché, come Sacerdote, ti offri per la glorificazione di Dio e la remissione dei peccati.

Tutti i sacerdoti hanno il loro sacerdozio ricevuto da Cristo, essendo la loro missione la stessa del Verbo Incarnato.

Sacerdote di Cristo, porzione eletta, popolo separato, unto, predestinato, consacrato per il servizio di Dio e la santificazione degli uomini… Sacerdote di Cristo, l’altro Cristo sulla terra, aral­do dell’essere infinito del Dio altissimo, messag­gero della pace, maestro, padre e pastore del gregge della Santa Madre Chiesa; prolungatore della missione dello stesso Verbo Incarnato, ponte per il quale Dio si effonde sull’uomo e per il quale l’uomo va a Dio… Tu sei pastore con il Supremo Pastore, Cristo Gesù, e hai la missione di cantarci le eccellenze dell’Infinito.

Sei consacrato, per divenire una sola cosa con il Sacro e darci il Sacro. Sei stato unto dallo stesso Spirito Santo affinché la tua divina unzione, come unguento prezioso, si versi sulle tue vesti e, imbevendo tutto il tuo essere, ti penetri della Di­vinità perché, sgorgando da te a fiotti, come sor­gente di acque vive, si effonda su tutti gli uomini, e questi corrano frettolosi all’odore dei suoi profumi.

Questa è la missione del sacerdote: portarci la vita divina che egli, per il suo ministero e nel­la misura in cui vada vivendo del vivere di Cristo e partecipando dei sentimenti più intimi della sua anima, ci andrà comunicando

Sacerdote di Cristo, distributore delle grazie divine che Dio ha depositato nella sua Chiesa, unica parola che può portare agli uomini il Verbo della vita Incarnato… Sacerdote di Cristo, amico, confidente del Dio increato, bada che è stata affi­data a te la missione di continuare l’opera per la quale si è incarnato il Verbo della Vita, “perché, conoscendo Dio sotto forme visibili, fossimo at­tratti da Lui all’amore dell’Invisibile…” Missione che Cristo ha affidato a te, come prolungamento nella sua Chiesa della sua stessa missione. Infat­ti, venendo a cantarci le infinite perfezioni, nello sposare la Chiesa, l’ha resa così ricca, che, unen­dola a sé, l’ha ricolmata della sua stessa felicità e le ha dato la sua missione perché la prolungas­se, rimanendo questa Santa Madre vittimata con la tragedia del suo Sposo; e sei tu, dentro di lei, co­lui che deve prolungare e comunicare durante tutti i tempi la sua vita, missione e tragedia.

Sacerdoti di Cristo, per i quali il Sommo Sa­cerdote, giunta l’ora del suo Sacrificio cruento, quando doveva dare la dimostrazione massima di amore al Padre e per il Padre ai suoi fratelli, dice: Padre, perché tutti ti conoscano e si riem­piano di amore a te ed entrino nel tuo seno e vi­vano della vita divina, che Tu ed Io, Padre, bru­ciati nello Spirito Santo vogliamo comunicare a tutti i nostri figli e perché tutti vivano di essa avendola in possesso per grazia come noi per natura, “Io per loro”, per quelli che devono comunicarla mediante la loro partecipazione di te e di me nello Spirito Santo, “mi santifico”, mi vittimo, mi immolo, giacché loro sono il mezzo scelto perché si adempia questo piano dell’Incarnazione.

Essi non sono del mondo, come neppure Io sono del mondo”. Io sono uscito da te e torno a te. “Che lì dove Io sono, o Padre, siano loro”; “Perché siano santificati nella verità”. Padre, Io adesso vengo a te e, questi che mi hai dato, re­stano come pecore fra i lupi. Io ti prego, Padre, di “custodirli come le pupille dei tuoi occhi, e di proteggerli all’ombra delle tue ali”, perché il ma­ligno non riposa ed è più scaltro dei figli della Luce. “Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li liberi dal male…”

Non toccate i miei unti, non fate del male ai profeti…!” Già nell’Antico Testamento, per quel sacerdozio che era immagine e figura del sacer­dozio di Cristo, Dio chiedeva quel rispetto e quella venerazione che sono dovute al sacerdote, all’unto, a colui che è predestinato e consacrato soltanto al Sacro e al servizio del Sacro. E quei sacerdoti offrivano sacrifici che erano immagine imperfettissima del Sacrificio incruento che at­tualmente offre il sacerdote del Nuovo Testa­mento partecipando del sacerdozio di Cristo!

Se Dio volle che quel sacerdozio fosse così rispettato, che Egli stesso lo rispettò nella perso­na di Aronne quando questi con Maria mormorò contro Mosè, castigando Maria con la lebbra e lasciando intatto Aronne a motivo del suo sacer­dozio, che cosa farà con il sacerdozio del Nuovo Testamento?

Quante volte, naturalizzando tutto, non guardiamo nel sacerdote di Cristo la sua terribile dignità, abbassandola alla nostra condizione! Che cosa sarebbe dell’umanità, se non esistesse il sacerdozio, senza Messa, senza questo santo Sacrificio per mezzo del quale si tributa inces­santemente alla Trinità Una ogni onore e gloria, senza sacramenti, senza Gesù Eucaristia nei nostri tabernacoli…!Andate ed ammaestrate tutte le genti, bat­tezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del­lo Spirito Santo…” “Questo è il mio Corpo”. “Questo è il mio Sangue”. “Fate questo in me­moria di me…” “Ricevete lo Spirito Santo, a chi perdonerete i peccati saranno perdonati…” Po­testà sublimi che sono riservate soltanto al Sa­cerdote Eterno, Cristo Gesù, e che Egli, effon­dendosi amorosamente per mezzo dello Spirito Santo, le deposita nella sua Chiesa, abbellendola e adornandola per mezzo dei sacramenti, sorgenti feconde dalle quali si riversa la grazia divina a tutti gli uomini.

Ah, sacerdote di Cristo, io ti venero per il tuo sacerdozio! Che cosa sarebbe delle nostre anime senza sacerdoti e, pertanto, senza sacramenti?

Guardiamo nel sacerdote la sua dignità divina e non la sua fragilità umana, giacché questa ri­mane coperta dalle vesti del suo regale sacerdo­zio e dall’unione di questi con il Verbo.

Il Verbo Incarnato è l’unico Sacerdote per il quale tutti gli altri partecipano del suo sacerdo­zio.

Veneriamo e rispettiamo il sacerdote di Cri­sto, l’unto con unzione divina, e vediamo in lui il padre spirituale che ci dà l’alimento divino con cui noi -riempiendo le nostre anime alle fonti dei sacramenti, che egli solo ha la potestà di am­ministrare-, diventiamo figli di Dio ed eredi del­la sua gloria.

Non toccate i miei unti”, dice il Signore nell’Antico Testamento. E, nel Nuovo, Gesù, Pa­rola divina e manifestazione del volere di Dio, per essere Egli lo stesso Verbo Incarnato, dice: “Tutto quello che avete fatto a uno di questi, lo avete fatto a me”; “chi riceve voi riceve me, chi disprezza voi disprezza me, e chi disprezza me disprezza il Padre mio che è nei cieli”.

Dice inoltre Gesù: “Il Padre ed Io siamo una stessa cosa”. E colui che vede Gesù vede il Padre: “Filippo, tanto tempo sono con voi e ancora non mi avete conosciuto? Chi vede me vede il Padre, perché il Padre ed Io siamo una stessa cosa”..

E il sacerdote di Cristo è “l’altro Cristo” sulla terra, e quando vediamo lui, dobbiamo vedere sempre l’unto del Signore, lo stesso Cristo; per­ché, se faremo così, vedremo anche il Padre e “saremo consumati nell’unità”.

Non soltanto l’Antico Testamento è pieno di predilezioni di Dio sui sacerdoti, ma anche il Nuovo.

Nel Vangelo man mano vediamo come Cri­sto, manifestazione del cuore di Dio, espressio­ne della volontà del Padre, si effonde amorosa­mente sui suoi sacerdoti.

Quando Caifa, Sommo Sacerdote, chiede a Gesù in nome di Dio di dirgli se è il Figlio dell’u­nico Dio, Gesù, che fino ad allora era rimasto zitto, gli risponde rispettosamente, perché Caifa era il Sommo Sacerdote, suo rappresentante, e perché glielo chiedeva nel Nome del Padre: “Io lo sono, tu l’hai detto”.O Gesù, mio Buon Pastore, mio unico Sacer­dote, “Agnello che vai alla morte senza emettere un lamento”!, fammi sentire nella tua anima i tuoi battiti amorosi e paterni verso coloro che sono i tuoi altri Tu, e che io veda in loro il mio Buon Pa­store che deve portarmi all’ovile del seno del Pa­dre. E dammi l’unico alimento che essi devono dare nel seno della Chiesa, che è la tua vita infini­ta.

Se sapessimo ciò che sono i sacerdoti per il cuore di Cristo, con quanto amore e venerazio­ne parleremmo di loro e li rispetteremmo…! Per­ché se a Caifa, che era figura e rappresentazione di quel Sacerdote Eterno al quale egli stesso co­mandava da parte di Dio, come Pontefice, di dir­gli chi era, fu risposto così umilmente dallo stes­so Cristo, il Figlio del Dio vivente, con quanto più rispetto dovremo trattare noi il sacerdote del Nuovo Testamento, nel quale Cristo, effonden­dosi per lo Spirito Santo, ha depositato tutti i tesori infiniti di vita eterna che Egli, come Dio, vuole comunicarci…!

I santi, che vivevano nella verità, essendo ar­rivati nella loro limpidezza d’anima a penetrare ed a intuire la sublimità altissima del sacerdozio, ci hanno lasciato ricordi veramente sublimi.

In un’occasione, un’anima santa diceva che sentiva desideri di adorare il sacerdote di Cristo e di andare dietro di lui baciando lì dove calpe­stava, abbagliata davanti alla dignità eccelsa del rappresentante di Dio; perché, nella luce dello Spirito Santo, aveva compreso la grandezza qua­si infinita del sacerdote del Nuovo Testamento.

Illuminato dallo stesso Spirito di Dio un re santo diceva che, se egli nella sua vita avesse in­contrato un sacerdote che, per fragilità umana stesse peccando, si sarebbe tolto il suo manto da re e lo avrebbe gettato sul sacerdote, perché tutti quanti vedessero lui credessero che era il re a peccare, restando così intatta la fama del sacerdote.

Questo è sentire con Gesù, vivere dello spiri­tuale, palpitare con Cristo. Facciamo noi cristiani di oggi come i santi di ieri e come quelli di ades­so, sapendo che ciò che facciamo con i suoi mi­nistri lo facciamo con Gesù…? Non siamo di quelle persone che, facendo il gioco del demo­nio, propagano o scoprono tutti i difetti che, per fragilità umana, questi commettono!

Dice la Sacra Scrittura che “il giusto cade set­te volte”. E se “il giusto cade sette volte” ed ogni creatura mortale è esposta alla caduta, chi siamo noi per giudicare gli altri e tanto meno colui che è il rappresentante diretto dello stesso Dio altissimo?

Non giudicate e non sarete giudicati”. Tutto ciò che diremo del sacerdote di Cristo o i difetti che gli tireremo fuori, torneranno a disprezzo e a scapito della nostra stessa religione e del no­stro essere Chiesa, poiché il tesoro della Chiesa è racchiuso nei sacramenti che il sacerdote di Cristo deve amministrare. E quante volte nella tua vita, invece di aiutarlo con la tua preghiera e il tuo sacrificio, gli fai del male perché ti lasci trasportare da giudizi umani…!

Il maggiore trionfo del demonio è quando un sacerdote, per la sua fragilità, cade in mancanze ed a volte in peccato. Abbi cura della loro fama e delle loro anime partecipando del cuore di Dio. Venera o rispetta il sacerdote di Cristo, quello della tua parrocchia, quello del tuo pae­se, quello che dirige la tua anima. Nella misura in cui vivrai di Gesù, vedrai Lui nel sacerdote, e sai che la prudenza è la virtù che regola tutte le altre e che senza di questa sono tutte disordinate.

Figlie mie, quando nella vostra vita non vi ri­marrà posto che per amare Dio, vedrete, come frutto di questo, che il vostro amore al sacerdo­zio si identificherà con il vostro amore a Dio ed, allora e solo allora, potrete muovervi tranquille nei loro confronti, senza paura di fare del male ad alcun sacerdote. Perché allora i battiti che sentirete nel vostro cuore verso di lui saranno come un’eco dei battiti del cuore di Cristo, che vi chiedono per loro santità e immolazione. Sì, sol­tanto quando Dio e la sua gloria riempiranno to­talmente le vostre anime e non vi rimarrà posto per altro…!

Il sacerdote di Cristo è l’altro Cristo sulla terra, il buon pastore e il buon padre che deve essere disposto a dare la vita per le sue pecore. E lo conseguirà più facilmente se tu ed io l’aiutiamo con la nostra vita di preghiera. Perché, anche se egli è l’unto e consacrato al servizio del Sacro, e la sua dignità è immensa, quasi infinita, non per questo cessa di essere racchiusa in un fragile va­so di creta. E noi, tutti i cristiani, dobbiamo cooerare ed aiutare perché questo vaso non si in­franga e si sprechi tutto ciò che di vita divina per mezzo di lui Dio vuole comunicarci. Vaso sacro che da qualsiasi cosa può essere profanato…!Se conoscessimo la dignità altissima del sa­cerdote di Cristo, penetreremmo queste parole della Sacra Scrittura con le quali lo stesso Dio ci dice come dobbiamo agire nei suoi confronti: “Non toccate i miei unti, non fate del male ai miei profeti!”
Se conoscessimo la dignità del sacerdozio del Nuovo Testamento per mezzo del quale ci si dà in comunione lo stesso Verbo della Vita…

Il sacerdote è padre di anime, e soltanto co­me tale lo si deve guardare.

Figlia mia, il sacerdote deve essere nel tuo pensiero, o nella tua parola soltanto quando ti ricordi di Dio o per andare di più a Dio, perché se a causa tua qualche sacerdote fosse danneggia­to, ti sarebbe chiesto un conto così stretto il gior­no del giudizio, che difficilmente potresti salvar­ti dalle mani del Sacerdote Eterno che li ha eletti perché fossero i suoi prolungatori e che ama più della pupilla dei suoi occhi.

Sacerdote di Cristo, io ti venero!, sia tu più o meno perfetto per la tua fragilità umana. Io ti ve­nero perché vedo riversata su di te tutta la compiacenza di Dio che ti ha scelto per essere pro­lungamento del suo stesso Verbo Incarnato, araldo della sua vita divina, messaggero del suo Amore Infinito.Io ti venero, sacerdote di Cristo, perché vedo sul tuo capo regale l’unzione sacerdotale con cui è stato unto il Verbo della Vita; perché tu sei il chiamato, l’eletto e il predestinato da tutta l’Eter­nità a darmi in possesso la stessa felicità del Dio altissimo.

Io coprirò verginalmente, come madre sacer­dotale, le imperfezioni che la tua fragilità ti fa commettere, chiedendo a Dio che ricadano su di me, per espiare io nel mio seno di Chiesa la puri­ficazione di cui queste hanno bisogno, metten­domi nelle mani del Sacerdote-Amore per essere utilizzata secondo la sua volontà. E straziata con il mio Cristo, Sacerdote e Vittima, con il mio Ver­bo Incarnato, con il mio Sposo divino, nella mia anima di madre sacerdotale, dico nel mio sacrifi­cio incruento o cruento: Dio mio, affinché ti co­noscano nella tua vita intima, nel tuo essere eter­no, nella tua paternità amorosa, nella tua infinità semplicissima, “io per loro”, come Cristo, “santi­fico me stesso”, e così, palpitando con il tuo stesso amore sacerdotale, grido con te per lo Spirito Santo: “Non toccate i miei unti, non fate del male ai miei profeti!”

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

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