Scritto di MADRE TRINIDAD DE LA SANTA MADRE IGLESIA,

del 7 aprile 1978, intitolato:

SPAZZINI NELLA CHIESA

Oggi, penetrata dal coeterno e infinito pensiero, illuminata con la luce dell’Alto, ho ricevuto una nuova sorpresa nella mia vita…; una nuova coscienza, ancora più profonda, della mia vocazione, della mia missione nella Chiesa con coloro che, per aiutarla, l’Amore Infinito mi ha dato!

In un batter d’occhi, un raggio di luce del­l’Eterna Sapienza mi penetrò, come con l’acutezza di una spada affilata, nel più recondito e profondo del midollo dello spirito. E, grazie allo scintillio della sua illuminazione, mi fece vivere, in un istante, il corso di tutti i tempi…, di tutti i secoli…; con la contemplazione nuova e sorprendente della Santa Chiesa di Dio, come l’unico Cammino che ci conduce, per Cristo e sotto il riparo e la protezione della maternità di Nostra Signora di Pentecoste, Madre della Chie­sa, verso la Casa del Padre.

E mi vidi, all’improvviso, con una scopa a spazzare la Chiesa mia…!!

Istante di sorpresa, rifulgente di luce che invase la mia anima con una dolce e saporosa esperienza…! Rimasi carica come l’atmosfera di elettricità nei giorni di tormenta, come un vulcano che ha bisogno di erompere in eruzioni, o come l’oceano immenso quando, agitato da un maremoto, trabocca ovunque inondando tutto,

contenendo l’impeto travolgente che mi invadeva per la forza della comunicazione dell’In­finito, che, in modo semplice ma con braccio potente, mi spingeva con la mia grande scopa a spazzare la Chiesa, per farvi pulizia nel modo efficace con cui lo fa uno spazzino, nel modo semplice di una semplice scopa.

Efficacia e semplicità!, umiltà e coraggio!, chiarezza e pulizia!; arrivando con la mia scopa a tutti gli angoli, per lasciarli nel modo in cui Dio voleva.

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E così il Cammino luminoso che conduce all’Eternità sarebbe rimasto trasparente; spec­chio senza macchia sul quale lo stesso Dio si guarda e, nello splendore e brillantezza della trasparenza trascendente della sua infinita e coeterna santità, si riverbera in manifestazione di sapienza amorosa, chiara e abbagliante, nella profondità delle sue infinite e coeterne pupille, agli uomini che, venendo dopo di noi, camminando in una corsa vertiginosa lungo l’esilio verso l’infinito Focolare, potessero scoprire, in questo Cammino pieno di luce, di brillantezza e splendente di chiarezza, l’unica via, di verità, che è Cristo, Splendore del Sole divino, «Luce da Luce e Figura della sostanza del Padre», una sola cosa con il Padre e con lo Spirito Santo; il quale, con l’illuminazione della sua Verità, attraverso la Chiesa, ci conduce alla Vita Eterna.

Rapita e soggiogata dall’impronta del raggio di luce che aveva illuminato la mia anima nel lampo rifulgente del fuoco di Dio lanciato su di me con impeto acceso e braccio potente, mi sono messa, come di consueto, a fare preghiera durante le prolungate ore di una delle mie mattine.

Dopo la Santa Messa, con Gesù dentro il petto, iniziai a sperimentare questa forza del passo di Dio che mi avvolge nelle sue braci, penetrando il mio intendimento affinché io veda e dando impulso alla mia volontà con il suo infinito volere affinché io parli;

e così vada comunicando, nel modo che posso –durante il tempo di questi momenti di preghiera nei quali mi sperimento sommersa nel silenzio del mistero e totalmente presa da Dio– ciò che, attraverso di me, con parola di fuoco, in amorosa, semplice e profonda sapienza, Egli vuole comunicare agli uomini.

Siccome l’impeto di Colui che mi fa ripetere in «Eco» la sua volontà nella Chiesa e per la Chiesa, si andava impossessando progressivamente e amorosamente di tutto il mio essere con l’illuminazione profondamente semplice della verità che m’invadeva, la necessità di esprimere la mia esperienza diventava, pure, ogni volta più impetuosa per il carico di conoscenza che l’Intendimento divino metteva nel mio povero e piccolino intendere.

Allo stesso tempo in cui tutto il mio essere sperimentava un disinserimento tra il corpo e l’anima, che, in slogamento, mi fa stare come in una morte spirituale, per la potenza della forza del passo di Dio che mi rapisce e mi lancia per il tubare del suo volo in passo di fuoco so­s­pinta verso di Lui.

Giacché, davanti all’esperienza che ciò che è naturale percepisce di ciò che è soprannaturale, essendo dominato e posseduto dalla brezza dell’impeto assaporabile della Divinità, il corpo trema, e come perdendo le sue forze fisiche, percepisce, davanti alla vicinanza del­l’Eterno, come un brivido di morte che si trasforma in vita soprannaturale; poiché la vita eterna sconvolge quella terrena, facendola partecipare di ciò che è soprannaturale nel modo in cui, solo chi lo vive, saprà saperlo comprendere nell’assaporamento sacro, saporoso e divinizzante, per poter in qualche modo arrivare a comunicarlo.

Saturato il midollo dello spirito con la luce dell’Amore Eterno, la penetrazione della sua chiarezza, per l’infiammazione del suo fuoco ogni volta più ardente, nei raggi dell’infinita sapienza, mi faceva scoprire pian piano il perché di questa nuova e profonda richiesta di Dio alla mia anima.

Vidi la Chiesa come il Cammino rifulgente di luce, ricolmo di Divinità, diritto, fermo, sicuro, chiaro, luminoso, trasparente, inamovibile, intoccabile, incorruttibile, invincibile!, che conduce verso la Casa del Padre.

Intendendo che questo Cammino, come specchio senza macchia per il quale erano passate moltitudini incalcolabili di uomini, nel corso dei tempi e nel passare di ciascuno, era stato così sporcato…!, così appannato…!, così imbruttito…!, che a volte perfino faceva venire i brividi passarvi.

Cammino che, normalmente, noi nel nostro attraversare, alcuni in un modo e altri in un altro, impolveriamo, imbruttiamo, sporchiamo e macchiamo…!

Quanti uomini sono passati per il cammino della Chiesa…! Tutti e ciascuno con i loro innumerevoli peccati, con la concupiscenza della loro carne, con la superbia e offuscamento dei loro cuori intorpiditi per la stortura dei loro pensieri;

con i loro modi e stili personali, con l’afferrarsi ai propri criteri…; con l’offuscamento delle loro menti oscurate, con la cattiva volontà dei loro cuori pieni di peccati, che, nell’insensatezza delle loro vite ottenebrate, non fa loro vedere nello specchio trasparente della Chiesa il volto di Gesù «e Questi crocifisso» che ci invita a seguirlo, dietro il suo apparente fallimento, mediante la sua resurrezione gloriosa, alle Nozze eterne di Cristo con la sua Chiesa, sotto la forza e l’impeto travolgente dello Spirito Santo.

Per cui tentano di rivoltarsi contro la santità infinita ed eccelsa dello stesso Dio, portati dalla superbia, la lussuria, l’invidia, il rancore, e da tutto quello che non è secondo Dio, e persino contrario e finanche repellente alla sua infinita santità!; e ribellandosi in modo scapestrato contro Dio in affronto diabolico, gli dicono: «non ti servirò»;

al Dio che li creò solo ed esclusivamente perché lo possedessero, e li restaurò mediante il Sangue dell’Agnello Immacolato che toglie i peccati del mondo, effuso sull’ara della croce!

Ma tutti sono passati…, e, nel passare, hanno lasciato la loro orma; orma che è più o meno marcata, più o meno sporca, nella misura e nello stato dei piedi di coloro che passano.

Vidi pure che coloro che erano più grandi nella Chiesa, portavano delle scarpe più grandi e più pesanti; e, se le avevano macchiate, le loro orme erano più profonde e più dannose…, lasciando la Chiesa più macchiata e persino screpolata!

Mentre coloro che, nell’insieme degli altri passavano inavvertiti, la segnavano con una orma minore, anche se pure lasciavano la loro.

Tra gli uni e gli altri l’avevano sfigurata, imbruttita, impolverata e macchiata…!, profanando la santità di Dio, nel porre le loro pestate maleodoranti sullo specchio senza macchia dove lo stesso Dio, nella bellezza del suo volto divino, si guarda e si rispecchia in riverbero maestoso dello splendore della sua gloria: la Chiesa Santa, Cammino luminoso verso l’Eternità.

Cammino che ha come Capo, con la sua corona di gloria, l’Unigenito Figlio di Dio, il Verbo della Vita Incarnato coperto con un manto regale di sangue; il quale, per condurci sicuri verso l’incontro del Gaudio eterno, si è fatto uno di noi, camminante, pellegrino ed esiliato; e per il mistero della sua Incarnazione, vita, morte e risurrezione gloriosa, ha aperto con le sue cinque piaghe i Portoni sontuosi dell’Eternità per introdurci nel seno ampio di nostro Padre Dio, chiuso dal peccato.

Nel correre dei tempi vidi uomini con tanti modi di macchiare la Chiesa nell’attraversarla…! Chi nel passare per un cammino, se ne sente il bisogno, non sputa? Chi non getta tutta la sporcizia che gli dà fastidio? Persino vi si lasciano, molte volte, occulti, anche gli escrementi…!

Ciò che più chiaramente si incise nella mia anima in questo giorno scintillante di luce e di verità, sono state queste due cose:

Che la Chiesa, come Cammino luminoso che ci conduce alla Verità e che contiene la Vita, pieno di brillantezza e di bellezza, di santità e di maestà divina e di pienezza, si trovava così carica di miserie, di putrefazione!, che difficilmente vi si poteva scoprire il bel volto di Cristo, divino e divinizzante, nella sua saturazione di Divinità.

E che coloro che l’avevano macchiata e sfigurata di più, con peggiori conseguenze e più grandi cicatrici, erano molti di coloro che, per aver occupato nel loro passare posti più importanti, di maggiore responsabilità e rilievo, avevano le scarpe più grandi;

le quali, se erano posate previamente su sporcizie o erano avvolte in putrefazione, calpestando e sfiorando il cammino splendente e luminoso che è la Chiesa, lasciavano delle impronte molto sporche, molto grandi, molto marcate e molto puzzolenti;

impronte che facevano perfino dei solchi e delle fenditure nel Cammino, impedendo ad altri di corrervi gaudiosamente, senza inciampare, sino al fine agognato; e che avevano ridotto la Chiesa, apparentemente, come un mondezzaio o un letamaio.

Quanto compresi in poco tempo, nel raggio luminoso che invase il mio essere penetrandomi di amore e di dolore…! D’amore alla Chiesa, e di amarezza per doverla contemplare in questo modo. Infatti, per la limitazione e piccolezza del mio povero esprimere, dovevo scendere dalle cose più alte a quelle più basse, per esporre con paragoni grossolani le cose più sublimi, più alte che il Signore, in quel periodo, mi stava pure comunicando e facendo vivere.

Oh, cosa succede in una città quando gli spazzini si dichiarano in sciopero…! Per quanto sia stupenda, luminosa e bella, piena di verdi prati e di ricche ed abbondanti sorgenti, se non si cura e pulisce bene, appare –non è che sia– sporca, abbandonata, impolverata, impoverita e persino macchiata. E se questo arriva a prolungarsi, e se ad una cosa così apparentemente semplice come uno sciopero di spazzini non ci si bada, vengono fuori i topi…, incominciano a sorgere le infezioni…, e perfino il colera…!

Povera Chiesa mia, così bella, così Signora e ricolma con la stessa Divinità, coperta, attraverso i secoli, con quella fangaia maleodorante che le lasciarono molti di coloro che la attraversarono, e specialmente i più grandoni…!

«Nessuno ti chiamerà più “Abbandonata”, né la tua terra sarà più detta “Devastata”; ma tu sarai chiamata “Mio compiacimento” e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo».

Come mi vidi necessaria e spinta sotto la forza dell’impulso divino con la mia scopa a spazzare la mia Chiesa amata, la mia Chiesa Madre, la mia Chiesa santa, la mia Chiesa mia…!

Che semplice e urgente missione la mia! Ogni giorno che passa senza prendere la mia scopa efficacemente per spazzare, collaboro al propagarsi di più della peste, facendo ammalare gli uni e persino uccidendo gli altri con il suo contagio.

Compresi che Dio chiedeva, a me e alla mia discendenza, di essere così semplici, ma così efficaci, come la scopa di uno spazzino.

La mia discendenza era la scopa, e io la dovevo prendere per il suo palo per spazzare le sporcizie con le quali, nel corso dei tempi, la Chiesa era stata sporcata e imbruttita.

Era necessario presentare la brillantezza della sua divina bellezza, la sua beltà, la sua giovinezza e la sua santità intoccabile, la sua inesauribile ricchezza e la sua trascendente e suggestiva verginità ineccepibile, davanti alla vista degli uomini.

Poiché lo specchio senza macchia, che io vidi che era la Chiesa, nel quale si guarda, si manifesta, si rispecchia e ci si comunica lo stesso Dio, nella sua donazione amorosa per la partecipazione della sua stessa vita familiare e trinitaria, era così oscurato!, che si era provocata un’ondata di confusione per la nube tenebrosa di una notte fonda che faceva stare la Chiesa in un rabbrividente e doloroso Getsemani.

Mentre intendevo tutto questo, mi vedevo veementemente spinta da Dio, con la mia grande scopa, a spazzare frettolosamente e senza riposo la Chiesa da tutte quelle cose umane che, nel passare dei tempi, l’avevano sfigurata tanto, tanto…!, che molti degli uomini arrivano, nell’offuscamento della tenebrosità che ci avvolge, ad esserne indifferenti o a preferire qualsiasi altro cammino nel loro peregrinare.

Giacché questo, non solo si presentava loro pieno di difficoltà, ma persino di confusione e di cicatrici, con gli stili di cose strane che erano man mano aderite alla Chiesa, rendendola così sfigurata, che a volte arrivava ad apparire, davanti allo sguardo di coloro che non la conoscono bene, come piena di putrefazione Colei che è la Sposa immacolata di Dio e del suo unigenito Figlio Gesù Cristo, l’Agnello senza macchia davanti al quale «i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi… avendo ciascuno un’arpa e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, cantavano un canto nuovo: “Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo Sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra”».

Ogni secolo con le sue epoche ha avuto i suoi costumi più o meno buoni, più o meno confusi e tenebrosi; i quali, per mezzo degli uomini che sono passati per la Madre Chiesa, vi hanno lasciato le loro orme, con tanta diversità di cose strane che a volte difficilmente e a mala pena la si può riconoscere come l’unica Chiesa vera, fondata da Cristo, cementata sugli Apostoli e perpetuata durante tutti i tempi.

Davanti a tutto ciò, con l’avidità del cuore delle madri, con l’urgenza che Dio metteva nel mio intimo e con il fuoco che mi faceva ardere in zeli per la gloria della Sposa di Cristo, la mia Chiesa Santa, ricordai i miei figli e venne alla mia mente: Saranno tutti così semplici e umili da essere disposti ad essere con me nel seno della Chiesa scope per spazzare? O qualcuno potrà sentirsi umiliato davanti a tale considerazione…?

Colui che questo senta non può essere mia discendenza, perché non ha la capacità efficace che Dio mi chiede per spazzare la Chiesa, essendo con me strumento di pulizia e, forse, per il modo umiliante di scopa, come Cristo, derisione e beffa di coloro che ci circondano.

È stata tanta l’efficacia che ho visto nella scopa, che mi sono sentita spinta a prenderla; è così grande la sua semplicità, che mi sono sperimentata rapita e accattivata da essa. Come compresi nuovamente che Dio si comunica ai piccoli e che, attraverso questi strumenti semplici, Egli si rende efficace in manifestazione splendente della sua gloria!

Figli dell’anima, sorse un desiderio nel più profondo del mio cuore: istintivamente volevo essere l’ultima parte delle setole della scopa, quella che più direttamente si mettesse a contatto con i calcinacci, con la spazzatura che avevano lasciato negli angoli della Chiesa… Ma la mia vocazione non era essere setola, era impugnare la scopa con il suo palo; e le setole erano i figli della gran promessa che Dio fece alla mia anima; per cui ripetevo tra il pianto:

Figli, aiutatemi ad aiutare la Chiesa; a scopare la spazzatura che è caduta nel corso dei tempi sullo specchio trasparente e senza macchia, luminosissimo e splendente della Madre Chiesa, sulla quale, dietro la brillantezza della sua luminosità si rispecchia, rivelandosi attraverso il viso di Cristo, il volto di Dio in essa…! E se qualcuno si sente umiliato, non è della mia discendenza e, pertanto, non ha parte con me; se ne può andare.

Non voglio setole dalle punte che graffiano e che fanno danno e rumore, ma setole semplici, flessibili, soavi, ma efficaci, che, tutte unite, formino una grande scopa così agile, che possa entrare in tutti gli angoli, affinché non rimanga per niente polvere nascosta da nessuna parte.

Figli del mio cuore, dovete camminare con le ciabatte, affinché, passando, non facciate danno alla Chiesa, per la soavità dei vostri piedi, nel silenzio e nella semplicità dei poveri che non lasciano le loro orme per la sottigliezza dello sfiorare del loro camminare.

Quante volte vi ho ripetuto che dobbiamo camminare per la Chiesa senza fare rumore, come con le ciabatte, e talmente inavvertiti che non vi si senta…?! Con quanta necessità torno oggi a ripetervelo!

Figli del mio cuore, e se dopo aver spazzato e lasciato pulita la Chiesa da quanto vi è caduto sopra nel corso del tempo –con quanto Dio ci ha comunicato per manifestarlo, essendo testimoni vivi e vivificanti in mezzo al mondo, con la nostra parola fatta vita, come semplici ma efficaci scope– fossimo pure strofinacci, e così arrivassimo a poterle dare la cera, rendendola brillante, affinché Dio, nel guardarvisi, per la trasparenza della sua pulizia e brillantezza si riflettesse a noi così meravigliosamente che, attratti dalla bellezza della Divinità, gli uomini vedessero il volto di Dio nella Chiesa e venissero frettolosi al Cammino limpido e trasparente, pieno della vera giustizia e pace, d’amore, di gaudio e di verità…?

I più piccoli, i più semplici, saranno, con me, i più utili in questo impiego di spazzini che ci è stato affidato oggi da Dio nel seno della Chiesa.

Figli della mia anima-Chiesa, è necessario che l’illuminazione del mistero che, da Dio, in richiesta amorosa e nello stesso tempo supplicante, ci è stato trasmesso, vada lasciando pure la sua orma nel nostro passare per la Chiesa.

Ma, come potrà accadere questo con l’efficacia che lo stesso Dio vuole, in mezzo alla densa nube di confusione, materialismo e concupiscenze che stanno cadendo continuamente sulla Chiesa, facendola stare nell’abbandono rabbrividente di un terribile Getsemani?

Se vuoi che risplenda il suo volto bellissimo, che corrano gli uomini per il suo Cam­mino, attratti da «la fragranza dei suoi profumi, che sono più dolci del vino», per inebriarsi del nettare ricchissimo della Divinità, in questa situazione in cui oggi si trova la Madre Chiesa, devi essere piccolo. I Pescatori di Galilea sono stati gli strumenti che Cristo scelse per fondarla.

Vuoi essere tu, figlio dell’anima, con me, strumento che mi aiuti a spazzare dalla Chiesa tutto quello che non è secondo Dio, affinché così si manifesti in lei la ricchezza dei suoi misteri…?

«Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». E il Figlio, manifestazione esplicativa della volontà del Padre, pieno di giubilo esclama: «Ti benedico, Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli…!»; «Lasciate che i bambini vengano a me…»; «E Gesù li abbracciava…»; «Un discepolo non è da più del Maestro…»; «E lavò loro i piedi…».

Ricordi, figlio dell’anima, che tu devi essere solo tunica…?; che bisogna fare come una rivoluzione cristiana dentro la Chiesa poiché la vita di Dio è per tutti i suoi figli; e che il Seno del Padre è aperto in attesa del suo riempimento…?

E ricordi come il seno straziato della Chiesa sta reclamando il ritorno dei figli che se ne sono andati dal suo grembo di Madre, lasciandola dilaniata e coperta con un velo di lutto perché non è stato loro scoperto il suo volto bellissimo e luminoso, ricolmo di Divinità…?

Ricordi quando mi chiese aiuto gettata a terra, piangente, ansimante e ricurva, con il volto avvolto in lacrime…? E la nube di confusione che l’avvolge…?

Ricordi la situazione delle sue Colonne, degli Angeli delle diverse Chiese, e quante volte ti ho detto che Dio sta ardendo in zeli per la gloria della sua Amata…?

E ricordi la volontà di Colui che, con comandi eterni, ci ha inviato soltanto per aiutare la Chiesa, presentandola tale qual è e, così, glorificarlo…?

E ricordi tutto ciò che ormai conosci bene, e che io, da parte di Dio, segretamente ti ho raccontato sotto il sigillo ed il segreto che non potrai manifestare a viso scoperto fino a dopo la mia morte, essendo quanto tu conosci il segreto più sacro, più suggellato e marchiato del tuo cuore, come parte della mia discendenza, membro de L’Opera della Chiesa…!

Come potranno, coloro che tentano di riformare la Chiesa, ottenerlo presentando un Cristo umano e senza Divinità!?

Come, nella vita di Gesù, gli occhi altezzosi e il cuore orgoglioso non sono stati capaci di vedere sul volto di Cristo il Verbo Infinito e lo hanno condotto al patibolo, così gli occhi altezzosi e il cuore orgoglioso, sotto l’insidia diabolica, grida pure adesso spietatamente alla Chiesa: «È reo di morte…! Crocifiggila…!».

Figlio, ti voglio molto piccolo, molto semplice; tanto agile come una tunica e tanto umile come la setola della mia scopa:

Se vuoi essere la mia discendenza, ormai sai la grandezza che ti offro. E se questo ti umilia, figlio del mio cuore, puoi andartene; «non hai parte con me…»0.

La Chiesa sorgerà domani con ciò che, uniti nella croce di Cristo, fatti uno con i nostri Vescovi amati, fondati sulla Roccia di Pietro e, con loro, sotto la luce, l’impulso e la forza dello Spirito Santo, facciamo oggi, per l’autentico, vero ed essenziale rinnovamento della Chiesa.

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

Tema tratto dall’opuscolo nº16 della Collana: “Luce nella notte. Il mistero della fede dato in sapienza amorosa”.

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