Scritto di

MADRE TRINIDAD DE LA SANTA MADRE IGLESIA,

del 6 dicembre 1976, intitolato:

«LA PREGHIERA È ONNIPOTENTE»

«Dio vive la sua vita nella pienezza compatta della sua infinita perfezione. Ha in sé tutto ciò che può appetire. Non ha bisogno di nulla per essere e avere quanto è e quanto ha, perché è ciò che può essere e ha quanto può avere, nonostante possa essere e avere tutto in infinità.

L’uomo è ciò che Dio ha voluto che sia, e ha tutto ciò che Dio ha voluto dargli.

Dio volle crearlo perché fosse immagine della sua infinita perfezione e perché lo possedesse per la grazia in tutto ciò che è e ha.

Tutto ciò che Dio è, in Lui è realtà infinita per la sua adesione a se stesso. L’uomo è immagine di Dio, e lo possiede nella misura in cui aderisce a Lui.

Perciò, per raggiungere la pienezza del proprio essere e del proprio agire, l’uomo deve tendere irresistibilmente verso Dio, unico fine per il quale è stato creato. E quando fa questo, vive nell’inserimento della sua realtà, è felice e dà senso perfetto a tutto il suo essere e agire.

Pertanto un uomo che non tende a Dio è un essere deforme nella creazione, fuori dal suo centro e disinserito dal suo fine; è un essere strano.

Per questo, quando il peccato ci separò da Dio e ci tirò fuori dal nostro centro lanciandoci per cammini che ci allontanavano dal Sommo Bene, Dio stesso, davanti a tale sconcerto, determinò, in un’effusione di amore e di misericordia verso noi, di farsi Uomo, per condurci nuovamente, come via, alla sua vita per mezzo della verità del suo insegnamento.

E affinché tutto ciò che desiderava diventasse realtà, ci inserì in Lui, facendoci una cosa sola con se stesso nella persona del Verbo Incarnato, reinserendoci nel suo piano infinito e facendoci vivere in Lui e verso di Lui, secondo il suo disegno amoroso nel crearci.

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Ma, incorporandoci al suo piano di Redenzione, volle associarci a sé, in modo che la sua volontà su di noi si realizzasse attraverso la nostra collaborazione e adesione a Lui come sommo e unico Bene.

Dio ci si dà totalmente e incondizionatamente, ci scopre e ci manifesta la realtà infinita del suo essere e del suo operare, e ci chiede la nostra risposta libera e personale alla donazione infinita della sua consegna. Ci invita a seguirlo divenendo Lui stesso per noi la Via suggestiva della felicità che ci conduce alla sua vita.

Non ci obbliga, ci invita generosamente alla pienezza del suo possesso, ed esige la nostra collaborazione per arrivare ad ottenerlo come Sommo Bene per il quale siamo stati creati.

Fu piano di Dio portarci a Lui nel crearci a sua immagine e somiglianza; è piano di Dio incorporarci a Lui per mezzo della Redenzione; ed è piano di Dio –che Egli volontariamente rispetta– che la sua donazione infinita sia ricevuta attraverso la nostra collaborazione; e per questo ci si dà incondizionatamente, ma nella misura in cui noi ci disponiamo a riceverlo.

Che cosa farebbe in noi e con noi se ci aprissimo alla sua azione santificatrice…! Quale pienezza di beatitudine e di felicità quella del nostro possesso…! Quali ampiezze di orizzonti sarebbero a noi scoperte nelle torrenziali sorgenti delle Fonti Eterne …!

Ma non tutti ci sazieremo delle Acque, se non colui che si mette a ricevere dalle sue infinite correnti, e nella misura in cui si apre ai suoi affluenti inesauribili…

Quanto ha preparato Dio per noi e, a volte, quanto poco riceviamo per non sapere o non volerci preparare davanti al passo del suo amore eterno…!

Ci ha creato e ci ha redento perché fossimo simili a Lui e perché vivessimo nella compagnia di focolare della sua Famiglia Divina, ma per mezzo di un “sì” di collaborazione alla sua consegna amorosa.

Quante cose vuole darci!; quanti beni spirituali, e perfino materiali che, per mancanza della nostra collaborazione, rimangono nel volere divino senza divenire realtà…!

“Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome ve lo concederò” (Gv 14, 13a), Tutto…! Dando tale forza alla nostra preghiera, che siamo onnipotenti davanti al Padre.

Perché allora non otteniamo quasi nulla? Perché non chiediamo come dobbiamo; e per questo la nostra vita diviene infruttuosa, e le nostre preghiere sterili.

Dio ha innumerevoli grazie appese alle nostre richieste; giacché, inserendoci in Lui, ci ha dato un sacerdozio capace di strappare i tesori infiniti dal suo petto in effusione per tutti gli uomini; e nell’esercizio di questo sacerdozio diventiamo fecondi e vitalizzatori dentro la Chiesa.

Sacerdozio misterioso che ricolma le nostre vite nella pienezza del possesso di Cristo, di fronte a Dio e di fronte agli uomini. Nella misura in cui abbiamo Dio, lo comunichiamo attraverso il nostro sacerdozio mistico, vissuto “tra il vestibolo e l’altare”.

Quale sorgente di grazie, di doni, di frutti e di ricchezze tiene il Padre contenuta nel vulcano del suo seno, attendendo la nostra preghiera semplice, calda e familiare, per effondersi in frutti di vita eterna! Com’è grande, com’è onnipotente, com’è potente un uomo orante ai piedi del Tabernacolo! Tanto che, davanti a lui, il Cielo si apre per riversarsi sull’umanità.

Questo è il mistero dell’Eucaristia: l’attesa amorosa e incondizionata dell’Amore Infinito che cerca i cuori semplici per consegnarsi loro totalmente.

Com’è grande pregare, e come sono pochi coloro che lo scoprono. E per questo, quante grazie contenute, e quanta volontà divina incompiuta tra gli uomini. Per cui, nelle epoche della Chiesa in cui i cristiani pregano di più, la loro irradiazione apostolica è più soprannaturale, più sicura, più estensiva, più fruttifera; giacché “tutto quello che chiediamo al Padre in nome di Gesù ci viene concesso”.

In nome di Gesù; cioè, secondo Gesù, secondo il suo piano eterno e soprannaturale, che ha voluto associarci alla sua donazione infinita nei nostri confronti per mezzo della preghiera.

Dio determinò, nel suo piano eterno, di darsi tutte quelle grazie di cui avremmo avuto bisogno in comune e privatamente nel seno della Chiesa. E ce le ha date; ma ha voluto che andassimo a cercarle con spirito contrito e cuore sincero; per cui, se non le cerchiamo, non le troviamo, e le perdiamo.

Ha voluto pure concederci tutto quello che gli avremmo chiesto, e ha sottomesso alla nostra preghiera innumerevoli doni che gli sarebbero stati strappati nella misura della nostra richiesta. Quando non preghiamo, li perdiamo. E perciò, quante grazie perse!, quante cose che Dio vuole concederci per mezzo della nostra richiesta, e, per non chiedergliele, non le otteniamo!

Io oggi ho compreso, in una maniera nuova, in un piccolo sprazzo di luce, in una penetrazione acuta di questa verità nel mio intendimento, che quando le cose vanno male, normalmente, è perché, non volgendoci a Dio, non facciamo ciò che dobbiamo fare, e non otteniamo ciò che dobbiamo ottenere; giacché nella preghiera non solo si apprende ciò che bisogna fare e si ottiene ciò che bisogna ottenere, ma si rischiara l’intelletto nella scoperta dei piani di Dio e della sua volontà per tutti e ciascuno di noi.

Come ho compreso semplicemente oggi, e con quanta sicurezza ho visto il cuore infinito di nostro Padre, pieno di grazie, di doni, di frutti, in attesa che gli siano strappati da noi per la pienezza del nostro essere e del nostro agire, in relazione a noi stessi ed agli altri…! Quante grazie perse…!

È ai piedi del Tabernacolo che si apprende ad essere ciò che dobbiamo essere, e a fare ciò che dobbiamo fare.

Davanti alle porte del Tabernacolo sorge la vocazione alla verginità, al sacerdozio, fiorisce la vita missionaria, e si riempie d’impulso il nostro cuore, di luce il nostro intelletto, di forza il nostro agire per realizzare i piani divini con gioia e sicurezza.

Per questo, quando l’uomo perde il suo contatto con Dio, unico fine per il quale è stato creato, cessa di essere ciò che deve essere, e, agendo in conseguenza, fa ciò che non deve fare, o come non deve. Quindi: non sorgono vocazioni, la vita missionaria languisce, l’umanesimo si impadronisce dei cuori e il confusionismo ci invade. Poiché, dove troverà la creatura il vero senso del suo essere e del suo operare, con l’autentica sapienza che illumini la sua esistenza, se perde il contatto con colui che è la Luce dei suoi occhi e il cammino del suo pellegrinare…?

Quanto pacificamente, dolcemente e serenamente ho compreso oggi che il cuore di Dio non cambia! È pieno di eterne misericordie, ardendo in ansie infinite di effondersi in torrenti di luce amorosa su di noi, sul nostro essere e sul nostro agire; ma aspetta la tendenza semplice delle nostre vite verso di Lui, la richiesta clamorosa delle nostre preghiere, per riversarsi concedendoci tutto quello che, in nome di Gesù, gli chiederemo.

Ho compreso pure che, se non glielo chiediamo, non ce lo concede, scoprendo il perché della situazione spaventosa in cui ci troviamo noi membri della Chiesa.

Il maligno è riuscito a separare i figli di Dio dal contatto con il loro Padre; è riuscito a togliere importanza ai Sacramenti; sta riuscendo a lasciare i Tabernacoli vuoti con il mito di mettere l’uomo al posto di Dio, relegando Dio, pertanto, in un secondo piano, fino a farlo scomparire dal cuore dell’uomo.

Com’è grande, com’è onnipotente la forza soggiogante di un’anima semplice che implora adorante l’effusione dell’Amore Infinito sull’umanità…!

Ai piedi del Tabernacolo s’adempie il fine per il quale siamo stati creati, essendo ciò che dobbiamo essere, e facendo ciò che dobbiamo fare in relazione a noi e agli altri; infatti otteniamo per gli altri e per noi stessi quanto chiediamo, raggiungendo il divenire simili a Cristo, “protettore dell’orfano e della vedova” (Sal 145, 9b), donatore di amori, Padre della vera giustizia, Cammino sicuro che ci conduce alla vera e autentica pace e felicità.

Com’è grande pregare…! Tanto, che quando prego riempio pienamente le dimensioni incalcolabili del mio essere e del mio operare, realizzando il piano infinito di Dio, avendomi Questi creato per essere immagine e somiglianza sua, e per fare, per adesione e partecipazione della sua volontà infinita, ciò che Egli fa.

Com’è grande pregare …! Perché pregare è stare con Dio. E può esserci cosa più grande per la creatura che mettersi in contatto con il suo Creatore…?

“Maestro, mostraci il Padre, e questo ci basta”. “Colui che vede me vede il Padre, perché il Padre ed Io siamo una stessa cos” (Gv 14, 8. 9b; 10, 30).

Gesù, io voglio stare con te per stare con il Padre nell’amore mutuo e infinito dello Spirito Santo, essendo ciò che devo essere e facendo ciò che devo fare, riempiendo così la pienezza del mio essere e del mio operare nell’inserimento perfetto dei tuoi piani su di me dentro il seno della Chiesa.

Io sono Chiesa, e, in funzione del mio sacerdozio, ho bisogno di stare, “tra il vestibolo e l’altare”, ricevendo l’Infinito per comunicarlo agli uomini, e raccogliendo all’umanità per presentarmi davanti a Dio con tutta essa, implorando, con richiesta semplice e amorosa, l’effusione della sua volontà su tutti e ciascuno dei suoi figli.

Quant’è  grande  un uomo quando  prega…!  Tanto, che diviene  potente  con  il potere di Dio,  essendo  capace  di vivere e di essere, per partecipazione, ciò che Dio è e  vive nell’accompagnamento del suo  essersi  Famiglia.

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

Tratto dal libro: “LA CHIESA E IL SUO MISTERO”

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